Il segno non è una merce

L’associazione NetLeft (comunicazione e innovazione verso la Sinistra Europea) lancia un appello per un welfare dei knowledge workers:

Netleft_small_3 […] oggi milioni di persone lavorano per produrre e mercificare segni e questo lavoro definisce nuovi scenari e relazioni, nuovi modi di produrre, svilupparsi e socializzare. Parliamo di un’economia di segni e simboli che, seppure prevalente nelle società avanzate, non è riconosciuta nella sua importanza economica e sociale ed anzi si caratterizza per la precarizzazione spinta dei suoi produttori, i lavoratori della conoscenza, mal retribuiti, frammentati e dispersi, privi di rappresentanza e tutele.

Questo accade mentre scienza, tecnologia, informazione e comunicazione stanno diventando contemporaneamente prodotti e agenti produttivi sempre più potenti e conflittuali. Asserviti alla logica dell’impresa e del mercato, possono essere utilizzati come strumenti di controllo ed esclusione sociale, di sfruttamento intensivo degli individui e dell’ecosistema.

(leggete tutto l’appello)

Non intendo commentare l’analisi politica. Invece mi interessa l’ontologia che il testo rivela. Cosa esiste per gli estensori dell’appello? Vediamo un po’:

  1. Segni e simboli, loro produzione e commercio
  2. La logica dell’impresa e del mercato
  3. L’asservimento (di scienza, tecnologia, informazione e comunicazione) alla logica di cui sopra

Sembra dunque che segni e simboli siano oggetti concreti come manufatti. Infatti si producono, si commerciano, insomma pare quasi di toccarli. Anche la logica dell’impresa e del mercato sta lì, in  tutta la sua realtà, come una causa efficiente. Scienza, tecnologia, informazione, e comunicazione sarebbero agenti dotati di una volontà che, in particolare, è quella di asservirsi alla logica di cui sopra, la quale pertanto acquista anche un’inquietante aspetto antropomorfo. Siamo dunque in presenza di una visione radicalmente realista. Ingenuamente realista, direi pure.

Com’è possibile, dopo Saussure e Wittgenstein, pensare che i segni siano oggetti? E poi, neanche Platone avrebbe mai osato dire che una logica possa causare qualcosa o assevire qualcuno. 

Conosco alcuni dei promotori: persone tutt’altro che ingenue. Come va letto dunque il testo? Faccio queste ipotesi.

a) Siamo in presenza di un linguaggio metaforico. Non è chiaro però come la metafora vada risolta. Un lettore superficiale potrebbe perfino pensare che una certa vulgata marxista sia stata banalmente riadattata alla c.d. società dell’informazione.

b) Il testo è di Angel_f, esserino virtuale, intelligenza artificiale linguistica in fase evolutiva, a cui qualcuno ha dato da leggere vecchi volantini di Potere Operaio e gli ultimi saggi di De Kerckhove.

c) Si tratta di uno scherzo. Ricordate Corrado Guzzanti nella celebre imitazione di Bertinotti?

  • angel_f |

    pensavo a questa breve ricognizione di elena falgheri, attrice e così via.
    tutta necessariamente colta. eccoti qui finalmente.
    meditations on wednesday what gets published a masterpiece.
    c’è una centralità nel mezzo.
    !!! ritrovato!. 1970.
    basti pensare alla “contraddizione” che emerse nella pianificazione.
    queste macchine sarà meno definibile rispetto ad alcuni abc della comunicazione.

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