Filosofia dell’Informazione

Floridi2_2 Spiega Luciano Floridi che la Filosofia dell’Informazione è

the critical investigation of the conceptual nature and basic principles of information, including its dynamics, utilization, and sciences (What is the Philosophy of Information?)

Così come la Logica è la filosofia del ragionare, l’Estetica quella dell’apprezzare, l’Etica quella del comportarsi, l’Epistemologia quella del conoscere, l’Informatica potrebbe dunque trasformarsi da lavoro routinario  a filosofia del produrre e scambiare informazione, e noi rozzi cibernetici, signori degli anelli, orgoglio dei manicomi (Battiato) essere d’incanto elevati alle più alte sfere del sapere.

Il processo di intellettualizzazione dell’informatica (quella ‘di tutti i giorni’, intendo, ché quella di  Turing era già filosofia) è in atto in realtà da molto tempo. Senza voler scomodare l’ontologia applicata (vedete mio post precedente), basti dire che l’approccio in voga oggi nel software engineering è quello c.d. "Model Driven", che consiste nel basare tutto il ciclo di  sviluppo su modelli concettuali.

Ma Floridi pone una questione specifica: che significa ‘informare’ o ‘essere informati’?  Questione, si capirà, assai rilevante per chi sviluppa sistemi informativi. Il filosofo vi si approccia con gli strumenti della logica modale, ricercando su quel particolare ‘atteggiamento proposizionale’ che, similmente al ‘so-che’ della logica epistemica e al ‘credo-che’ della logica doxastica, renda conto del ‘sono-informato-che’, in un insieme di mondi possibili a cui sistemi autonomi e interconnessi accedono.

Il fatto che il filosofo abbia scelto le vie impervie della formalizzazione logica dell’informatica è degno di nota e di lode. Il modo dell”essere informato’, tuttavia, appare subito come assai più ‘debole’ di quello del ‘conoscere’ o del ‘credere’. Si può essere informati di cose false e inconsistenti, o non credere in ciò di cui si è informati. Personalmente ritengo che la formalizzazione del Floridi sia troppo ‘forte’, e in particolare dubito che l’informazione  si possa trasferire intatta da un sistema all’altro, come invece pare che egli postuli.

Pensiamoci bene: di cosa sono informato quando guardo, che so, l’orario dei treni sul sito delle ferrovie? "Ovvio: dell’orario dei treni", si dirà. E invece no: sono informato del fatto che quel sito riporta quegli orari. Porei trovare la stessa tabella con dati leggermente diversi su un altro non men degno sito, che so, quello della mia agenzia turistica preferita, e non è detto che io abbia un modo facile per sapere come siano le cose in realtà. Se, dopo aver guardato il sito delle ferrovie, io credo di essere informato dell’orario dei treni, questo è un fatto mio privato e ineffabile.

Difficile, la Filosofia dell’Informazione.

  • Guido |

    Eh, caro Andrea, una volta farò come come Kierkegaard e ti scriverò una lettera per dimostrarti la superiorità dell’etica sull’estetica. Tu stai lì a fare il dandy debosciato, mentre i filosofi lavorano duramente anche per te … 🙂

  • Andrea |

    Ho ascoltato giusto oggi qui a Oxford il buon Floridi (accidenti, ci ha pure una voce su wikipedia), che parlava pero’ di “etica distribuita”, cioe’ di come piccole azioni non-etiche eseguite in gran numero (e inconsapevolmente) possano generare azioni macriscopiche eticamente molto fortemente caratterizzate. Sono intevenuto nel dibattito, evidenziando diversi paradossi (o questioni), pur essendo io del tutto privo di etica (mi baso esclusivamente sull’estetica) e mancando oltertutto di alcuna sensibilita’ etica. Bisognerebbe definire innanzitutto cos’e’ etico, e cio’ e’ difficile, tanto che io non ci ho nemmeno provato. Il Floridi comunque e’ preparato, e sara’ bene discuterci ancora (fa parte del mio stesso istituto).
    Tornando pero’ al tema del post, come Guido sa io sono totalmente d’accordo con lui, specie dopo le sue micro-lezioni tirolesi (dopo ingestione di quantita’ letali di maiale cucinato in vari modi) su Quine e la sua idea della indeterminatezza traduzione. Sappiamo bene che nulla e’ comunicabile nella sua interezza, cioe’ nel modo in cui e’ stato pensato; la conoscenza e’ una cosa privata. L’ottimismo di Floridi e’ simile a quello di quelli del Semantic Web, secondo cui un agente indipendente ci fara’, sul web, prenotazioni, acquisti et similia, a seguito solo di una nostra richiesta. Ma io non lascero’ mai il numero della mia carta di credito ad un agente che scorrazza sul web in balia di programmi altrui. Piuttosto, faccio la coda alle Poste. Un saluto a tutti.

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