"La sofferenza attuale riguarda il racconto del futuro" ha detto Luca De Biase aprendo il convegno-brain storming di Venezia promosso da Telecom sulle "conseguenze del futuro", chiedendo poi ai partecipanti di pronunciare cinque parole per iniziare a costuire un racconto collettivo.

Racconto, futuro, cinque parole, come non pensare alle "six memos for the next millennium" di Italo Calvino, meglio note come "Lezioni americane"? Perché quelle sei parole-proposta furono in effetti, purtroppo, solo cinque: leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità; Calvino ci lasciò prima di aver detto la sesta e conclusiva: consistenza.

Calvino amò la logica, consistenza (consistency) per lui avrà senz’altro significato "esente da contraddizioni". Da maestro della combinatoria, inoltre, non gli sarà sfuggito che, cambiando una sola lettera, da "consistenza" si ottiene "coesistenza". Infine, da filosofo, certamente coglieva il senso tecnico che "coesistenza" ha per gli esistenzialisti: la condizione dell’essere sociale, il superamento con altri del baratro della soggettiva libertà.

Consistente coesistenza, far esistere insieme cose diverse in una costruzione sociale priva di contraddizioni, sarebbe stata questa la formula per la narrazione di un futuro positivo che Calvino ci avrebbe proposto? Questo mi è piaciuto pensare e condividere con i convenuti all’evento Telecom (leggete anche il post di Luca Chittaro). Senza dubbio una formula di questo genere è quella che oggi ci propone Barak Obama, e al suo racconto del futuro milioni, forse miliardi di persone, ben al di là delle Americhe, stanno in effetti credendo.