“Il mondo di mezzo è quello dove tutto si incontra” dice Massimo Carminati, terrorista nero, mafioso e corruttore capitolino. E’ un luogo dove politici che predicano trasparenza e legalità nel mondo dei vivi, sodalizzano con la malavita organizzata del mondo dei morti, per praticare l’esatto contrario dei loro predicati.
Il mondo di mezzo è dunque un luogo in cui il linguaggio dei vivi viene invertito, la promessa irrisa, il giuramento schernito. E’ una terra linguisticamente sconsacrata, dove il patto semantico su cui si basa la nostra convivenza viene definitivamente stracciato. E benché a stracciarlo siano persone che esercitano potere politico, quel sacrilegio annulla il principio stesso del potere, così come lo conosciamo dall’antichità. Senza una relazione etica del parlante con la lingua, infatti, nessun atto linguistico può nulla, leggi comprese, e il potere politico degenera in qualcos’altro.
Questo succede nel mondo di mezzo. Non si fa solo il lugubre commercio che trapela dalla cronaca giudiziaria, non si compiono solo reati e abusi. Si distrugge la capacità del linguaggio politico di formulare promesse. E con questo finisce l’intera società.
Per approfondire:
- Paolo Prodi, Il sacramento del potere. Il giuramento politico nella storia costituzionale dell’Occidente, Il Mulino, 1992
- Giorgio Agamben, Il sacramento del linguaggio, Laterza, 2008