Del sub-emendamento Gitti alla proposta di legge contro l'omofobia, sappiamo che ha suscitato una mezza rivolta contro l'On. Ivan Scalfarotto, primo firmatario, che l'ha accolto. Molta parte del mondo LGBT ha accusato il testo uscito dalla Camera di rappresentare non il progresso auspicato, ma un passo verso il baratro dell'omofobia legalizzata, per il fatto che l'emendamento consentirebbe ad associazioni di varia natura di coltivare l'odio e la violenza omofoba all'interno delle proprie mura. L'On. Scalfarotto dice che non è così, ma le sue rassicurazioni non sono valse a placare gli animi.
Poco diffusa è l'analisi del testo originale, che i giornalisti italiani, più inclini al commento che al fatto, hanno spesso omesso di riportare. Lo trovo citato su una testata cattolica:
«ai sensi della presente legge, non costituiscono discriminazione, né istigazione alla discriminazione, la libera espressione e manifestazione di convincimenti od opinioni riconducibili al pluralismo delle idee, purché non istighino all’odio o alla violenza, né le condotte conformi al diritto vigente, ovvero assunte all’interno di organizzazioni che svolgono attività di natura politica, sindacale, culturale, sanitaria, di istruzione ovvero di religione o di culto, relative all’attuazione dei princìpi e dei valori di rilevanza costituzionale che connotano tali organizzazioni»
Questo passaggio, messo in forma un po' più chiara, dice che A=non è reato esprimere opinioni e convincimenti (omofobi) a condizione che B=non istighino all'odio e alla violenza ovvero C=siano assunte all'interno di organizzazioni ecc. Se volessimo azzardare una parafrasi logica, questa sarebbe: (B ovvero C) implica A, cioè se si verifica B (non istigazione) ovvero C (interno organizzazione), allora A (non c'è reato).
Resta il problema di stabilire che operatore logico rappresenti quella congiunzione ovvero. Il dizionario (cito il De Mauro) offre due accezioni: