Lo scetticismo dei logici

Mi trovo in quel di Bertinoro al workshop INFINT 2009, dove, oltre ad epuleggiare, si discute di integrazione di dati e servizi. Tema cruciale per qualsiasi seria ipotesi di sviluppo dell'economia, della partecipazione, e, insomma, di ogni bene. Non è un caso che il workshop si tenga in Italia: qui abbiamo una grande concentrazione di eccellenti ricercatori nelle discipline fondamentali che governano la materia. Tutto il mondo lo sa, speriamo che se ne accorgano anche da noi.

Tra le molte cose interessanti, è in corso una vibrante discussione sul ruolo dell'ontologia. "I filosofi hanno fallito nei loro tentativi di dire 'cosa c'è nel mondo'" sostengono i logici "dunque non serve a nulla"; "tuttavia l'ontologia è l'unico modo per garantire qualsiasi semantica sostanziale, qualsiasi legame tra i sistemi, la realtà e gli uomini" ribattono gli ontologi.

I logici hanno torto: non è che i filosofi abbiano fallito, è che hanno avuto successo in tanti modi diversi, prendete ad esempio Meinong e Quine. Il problema non è quello di avere un'ontologia 'vera', ma di averne una adeguata per permettere a soggetti diversi di riconoscere qualche legame tra le rispettive concettualizzazioni. Questo non si può eludere, i logici si tacciano, gli ontologi si rimbocchino le maniche.