Un amico ieri mi ha scritto che mentre io, la prossima settimana, starò epuleggiando in un certo posto, lui farà una cosa per me. Cerco su Google 'epuleggiare': Did you mean: epu leggiere? mi fa quello. Un verbo non attestato in nessuno scritto presente nel web? Impossibile! mi dico. Avrei allora pensato ad uno sbaglio, ma si dà il caso che l'amico sia uno che di lingua italiana se ne intende.
Torno a casa e mi butto sul mitico GRADIT (Grande Dizionario Italiano dell'Uso), ma, incredibile, niente epuleggiare. Però trovo 'epulone': s.m. per antonomasia, persona eccessivamente incline ai piaceri della tavola. Capisco dove l'amico vuole arrivare. Ebbene sì, sono un po' epulone, e con ciò? Andando a guardare nell'etimologia, scopro gli Epuloni, antichi sacerdoti romani addetti ai banchetti, da èpulum, banchetto. Ecco cos'era il verbo dell'amico: un conio, prodotto da un grande linguista lì per lì, giusto per sfottermi un po'. Che onore!
Stamattina vado su Wiktionary e lo registro, con la seguente accezione: Dedicarsi alla crapula senza ritegno o rimorsi. Non so se è esattamente quello che intendeva l'amico, ma è esattamente quello che farò la prossima settimana.