Quando negli anni ’40 scrivevano "Dialettica dell’illuminismo", Horkheimer e Adorno intendevano per "illuminismo" (Aufklärung) qualcosa di un po’ più problematico rispetto alla ridente favola dell’Età della Ragione che ci hanno raccontato al liceo: "sotto i gelidi lumi della ragione, nasce la messe di una nuova barbarie". In due parole, Aufklärung è la terribile "chiarificazione" della razionalità nel suo perseguire il dominio dell’uomo sull’uomo (con riferimento al capitalismo, alle catastrofi del nazifascismo, alle comunicazioni di massa, alle tecnologie).
Senza arrivare a tanto lugubre pessimismo, trovo che ci sia un po’ di Aufklärung adorniano nell’articolo di Wired (tra i commenti cito Pasini e Salvatori) sulla fine della scienza come attività speculativa del genere umano. Vi si affaccia l’idea che il mondo sia quello che le tecniche ci restituiscono, che Google chiarisca ciò che è vero. Il fine attuale, più modestamente, è quello del dominio sull’informazione, ma l’effetto è quello produrre uno schematismo matematico che si appropria della realtà, come i filosofi di Francoforte paventavano.
Per fortuna questo schematismo non esiste, ma la sua così esplicita evocazione da parte del magazine americano vorrà pur dire qualcosa.