Walter Chiari e Carlo Campanini hanno definitivamente provato che si possono condurre intere conversazioni parlando di cose ontologicamente dubbie come, ad esempio, i sarchiaponi. Pure inesistenti, i sarchiaponi consentono ai due di stabilire una relazione, dare luogo ad una situazione reale, e infine determinare esiti perfino drammatici nelle loro esistenze.
I due attori non poterono in quello sketch spiegare al pubblico che questo si deve all’inaccessibilità dell’altrui ontologia, che porta qualsiasi conversazione ad essere nei fatti una "radicale traduzione" in cui allignano travisamenti d’ogni sorta.
Normalmente, parliamo di cose di cui non sappiamo, non solo perché gli altri ci lanciano continuamente sfide semantiche, ma anche perché a noi stessi, in molti casi, conviene stare sul vago. In genere, sappiamo assai poco sul significato che gli altri danno alle nostre parole, o sul fatto che le nostre interpretazioni delle parole altrui coincidano con quelle che l’altro intende, se pure intende qualcosa.
Tuttavia, da secoli, nella lingua vivono e prosperano donne e uomini, ed ora ci si sono messi anche gli automi, che fanno un gran parlare di semantica. Per gli uni e per gli altri non ha importanza che vi sia intesa (ammesso poi che si possa accertarla), ciò che conta è che la conversazione sia utile, o almeno, piacevole e divertente.