Somma Ontologica

Prologo

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La mia intenzione è quella di spiegare cos’è l’ontologia e che ruolo ha nel futuro del web, nel modo più confacente all’educazione della comunità.

Sto parafrasando Tommaso d’Aquino non per blasfema goliardia ma con umile ammirazione nei confronti della sua capacità di sintesi: San Tommaso sarebbe stato un blogger eccezionale. Nell’affrontare un tema così ponderoso, la parodia  tomistica serve a dire che non potete aspettarvi granchè, però forse vi divertirete.

La comunità scientifica che ricerca attorno al web ha sviluppato un interesse quasi morboso per l’ontologia. E’ opinione diffusa che quest’antica disciplina filosofica nasconda la chiave che consentirebbe al web di compiere quel "salto quantico" verso la semantica che da gran tempo e con affanno si ricerca (si veda anche il blog di Marco Varone). Valore economico del salto: decine di miliardi di dollari secondo l’industria del settore, ma in realtà la cifra è incalcolabile.  Penso che questo spieghi perfettamente sia l’interesse che la morbosità. 

Resta però da chiarire se l’ontologia la chiave della semantica ce l’abbia davvero, e la questione non è di quelle che si possono affidare alle hype degli informatici (con tutto il rispetto). C’è poi da tener conto che, dal momento che questa chiave non è ancora saltata fuori, c’è chi ora guarda alle cosiddette folksonomie (tipo i tag che usiamo qui) come modo per far emergere la semantica "dal basso",  spesso in polemica col presupposto stesso della ricerca sull’ontologia, e talvolta con qualche facile ideologismo.

Quello che seguirà non sarà ovviamente una summa medioevale ma qualche post per chi ha poco tempo e vuole farsi un’idea senza annoiarsi troppo. Chi è in cerca di qualcosa di serio da portare in spiaggia può acquistare Ontologia di Achille Varzi (Laterza), un saggio recente di un simpatico professore della Columbia University forse non facilissimo ma almeno poco ingombrante.

  • Rocco |

    Un prologo molto interessante!
    Il rapporto tra ontologia e semantica è stato affrontato, secondo diverse prospettive, da molti dei più grandi filosofi (citarli tutti sarebbe un’impresa), e non è ancora stato esaurito…
    Uno dei meriti delle tecnologie dell’informazione che hanno fatto emergere le folksonomie, è la possibilità di rendere visibile e tangibile il processo di condivisione che permette di creare una convergenza nel modo di catalogare il reale.
    (Un altro merito è quello di offrire ai blogger innumerevoli spunti per affrontare l’annosa questione in una nuova prospettiva!).
    Per quanto mi riguarda, essendo molto affezzionato al tema dell’intesoggettività, mi aggiungo alla schiera di chi considera con un certo interesse le folksonomie in rapporto allo sviluppo del web semantico.
    Ecco due siti che a mio avviso offrono molti spunti di discussione:
    43Things, un sito che permette agli utenti di condividere le proprie “liste dei desideri”, permette di vedere grazie ad una “tag cloud” quali sono concetti più significativi con cui la comunità degli utenti categorizza spontaneamente i desideri (in questo momento fun, life e heath).
    Del.icio.us (social bookmarking), invece, costituisce un esempio di come la convergenza semantica degli utenti possa essere favorita dalla tecnologia, infatti al momento del salvataggio di un link suggerisce i tag utilizzati precedentemente da altri utenti, incentivando ad utilizzare gli stessi tag per gli stessi contenuti.

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