La concretezza dell’immaginario mediatico

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Molti tra poeti e filosofi credono che la realtà sia solo il frutto dell'immaginazione, che quella di 'verità' sia una nozione inservibile, e che infine tutto ciò attorno a cui ci affanniamo non sia altro che risultato dei nostri capricci mentali. Io non sono d'accordo con loro: la realtà esiste, ed è una per tutti.

Però è innegabile che l'immaginario umano produca sulla realtà effetti molto concreti. Non parlo del fatto che spesso vediamo le cose come vorremmo che fossero o temiamo che siano, insomma alla luce nostre intenzioni mentali. Parlo dell'azione delle idee sulle cose, di come le astrazioni, benché prive di qualità spazio-temporali, si traducano in fatti concreti. Ciò avviene perché esse, attraverso il linguaggio, si installano nella coscienza, la quale determina poi l'azione. Infatti si dice che le parole, per quanto impalpabili, "pesano come pietre", e che la lingua, pur senza osso, "fa rompere il dosso".

Videocracy

Mi ha colpito la storia dell'anti-protagonista di Videocracy, quel ragazzo che, all'apertura del film, spiega che lui, come operaio tornitore, non riesce a far breccia nell'immaginario femminile, e dunque, per avere opportunità di accoppiamento, deve tentare di costruirsi un'identità mediatica. Solo comparendo in video, spiega, egli acquisterà prestigio, che poi tornerà ad essere sostanza quando l'aura mediatica gli guadagnerà l'accesso al corpo femminile. Per questo viaggio di andata e ritorno dal materiale all'immaginario, il ragazzo, trascorse le sue otto ore al tornio, si lancia in improbabili (e vane) esibizioni davanti agli addetti al cast di quei leggiadri programmi televisivi di cui si ciba l'italiano medio.

In un regime videocratico come il nostro, a quanto pare, un onesto tornitore, così come una brava ricercatrice, lavoratori e lavoratrici insomma, non hanno valore sociale, mentre pagliacci e ballerine sì. E questo è grave, perché la società, per lo stesso interesse di pagliacci e ballerine, ha un gran bisogno di gente che lavora. Ecco l'aspetto inquietante dell'immaginario mediatico nel quale siamo immersi: non c'entra l'ideologia o l'astratta etica, ma il semplice fatto che si tratta di un sistema di valori simbolici che causano il concreto declino di tutti, compresi quelli che oggi nel regime se la spassano.