Diritti dell’autore e autori del diritto

Saremo l'esperimento più avanzato di censura del nuovo millennio, dice Agorà Digitale,  e questo a causa di un decreto che l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) dovrebbe approvare il prossimo 6 Luglio. Si tratta, per l'Agcom, di conferire a sé stessa la prerogativa di rimuovere i contenuti illeciti dal web italiano, eventualmente oscurando interi siti anche esteri, sulla base di un protocollo di verifica gestito dalla stessa authority. L'obiettivo è quello di difendere con la massima determinazione i diritti di quegli autori (o per meglio dire dei titolari dei diritti di quegli autori) le cui opere vengono fatte circolare illegalmente sul web.

Il diritto d'autore nel nuovo millennio è un tema di quelli assai difficili. Su di esso ci si è esercitati fino allo sfinimento, anche con argomenti un po' bizzarri. C'è ad esempio chi nega il fondamento stesso dei diritti sulle opere di ingegno, in quanto esse appartengono metafisicamente all'Umanità. L'autore è colui il quale si imbatte in un Universale che è sempre esistito in un iperuranio del tutto simile alla Biblioteca di Babele narrata da Borges. C'è invece chi dice che le opere di ingegno sono frutto del lavoro concreto, e come tale andrebbe remunerato, possibilmente dallo Stato. Insomma Michelangelo andava salariato un tanto ad ora, poco importa che avesse affrescato la Sistina o imbiancato una latrina.

Il diritto d'autore, così come lo conosciamo, è nato da poco (fine '800) e probabilmente l'avvento del web lo destina ad un rapido tramonto. Non per questo tuttavia lo si può prendere a gabbo, come pure fanno molti attivisti della Rete. Anche il matrimonio è un'istituzione al declino, ma questo non mi esime dal pagare l'assegno divorzile. In una discussione su facebook a proposito della delibera Agcom ho visto citare la seguente frase di Churchill:

Se due persone fumano sotto il cartello "divieto di fumare" gli fai la multa, se venti persone fumano sotto il cartello "divieto di fumare" chiedi loro di spostarsi, se duecento persone fumano sotto il cartello "divieto di fumare" togli il cartello

che è certamente arguta e pertinente, ma non deve autorizzare a ritenere che le leggi possano  essere semplicemente ignorate, specie in un Paese che non ha bisogno di alcun incoraggiamento in tal senso. Le leggi vanno riformate, abrogate (gli italiani hanno dimostrato di essere in grado di farlo) o al limite rispettate.

Dalla difficoltà oggettiva in cui si trova il diritto d'autore non segue che tale diritto, se in vigore come legge, non debba esser fatto valere. Ma per contro, dalla volontà di tutelarlo nonostante le oggettive difficoltà non segue che tutto il diritto possa essere sovvertito. L'Agcom ovviamente è attenta a circoscrivere l'ambito del suo intervento, e a sottolineare che nella grande maggioranza dei casi le violazioni del copyright sono palmari e possono perfino essere identificate automaticamente. Questo però non fa dell'Agcom (o di chicchessia) un potere giudiziario. Il fatto che, grazie alle telecamere, furti al supermercato siano evidenti, non autorizza la Confesercenti ad arrestare le persone. Gli arresti li fa la polizia e il giudice deve confermarli a stretto giro.

Evocare la censura forse è fuori luogo, si tratta di un tic libertario che scatta regolarmente ogni qual volta si interviene sulla Rete in senso restrittivo. Il fatto che l'authority possa rimuovere un link dal web non implica che questa limiterà la libertà di espressione, a meno che non si voglia affermare (ancora metafisicamente) che ciascun link è, indipendentemente dal contenuto, espressione di libertà. Dalla potenza, notoriamente, non segue l'atto. Ciò però non toglie che la potenza vada messa nelle mani giuste. L'idea che un organo politico (eletto dal Parlamento) possa controllare l'accesso dall'Italia ai siti web di tutto il mondo, come avviene nelle dittature, fa rabbrividire. Il fatto che la disponibilità delle risorse della Rete per i cittadini sia avvertito come qualcosa di derogabile, per cui non vale la pena porre questioni di principio costituzionale, è inquietante o sconfortante. Inquietante se intenzionale, sconfortante in tutti gli altri casi.

Il diritto d'autore esiste ed è quello che è. Ma esistono anche gli autori del diritto, e quelli siamo noi col Parlamento che eleggiamo. La tutela del diritto d'autore non può andare a scapito degli autori del diritto, è un fatto di priorità logica. Il Parlamento inizi a muoversi (sono d'accordo con l'analisi di De Martin), e nel frattempo facciamoci venire qualche idea migliore di quella dell'Agcom.

 

 

 

Se due persone fumano sotto il cartello "divieto di fumare" gli fai la multa, se venti persone fumano sotto il cartello "divieto di fumare" chiedi loro di spostarsi, se duecento persone fumano sotto il cartello "divieto di fumare" togli il cartello

  • Guido Iodice |

    Capisco il tuo punto di vista ed è sensato, però va aggiunto che parliamo pur sempre di un interesse strettamente privato alla cui difesa si è dato un valore eccessivo che alla fine ha cozzato con l’interesse generale.
    In fondo molte leggi sono cambiate proprio perché nessuno le rispettava. Non dico che bisogna non rispettarle per cambiarle (credo ancora nella democrazia), dico però che è già così per la stragrande maggioranza delle persone e che prima o poi bisognerà prenderne atto.

  • Guido |

    Guido, è proprio questo che voglio dire: il fatto che la violazione regolare del copyright sul web sia un processo storico di cui gli editori dovrebbero prendere atto cambiando il loro modello di business non rende la violazione meno violazione, almeno fin quando la legislazione (o anche in qualche misura la giurisprudenza) non deciderà di recepire i nuovi equilibri sociali determinati dal progresso. Attenzione a non usare cattivi argomenti per una buona causa!

  • Guido Iodice |

    Quello che il tuo articolo non coglie è che le violazioni del diritto d’autore nascono dal fatto che Internet cambia il modo di produrre, diffondere e consumare, alla radice. Non è che uno viola la legge perché è un pirata, la viola perché è questo il nuovo modo di fruire dei contenuti e tutto il resto è obsoleto. “Loro” invece mettono i drm sui blue ray. Se invece di pretendere che i provider diventino poliziotti si mettessero d’accordo con youtube e megavideo per avere spazi pubblicitari mirati accanto ai loro film o brani musicali, guadagnerebbero molto di più. Ma vaglielo a spiegare a chi si vede come il padrone delle ferriere dell’800.

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