Alla Facebook del Semantic Web

Con i suoi 800 milioni di utenti, Facebook è in grado di fare del Web un sol boccone. O quanto meno è in grado di provarci.  Sono dieci anni e passa che si parla di Semantic Web, poi battezzato Web 3.0. La ricerca in questo campo ha prodotto risultati scientificamente interessanti, ma nulla che somigli a quel Web intelligente che sognava Berners-Lee. Da un annetto però Facebook ha messo in piedi un sistema in grado di realizzare effettivamente qualcosa che i suoi sviluppatori chiamano "semantica". E non dentro ai suoi confini, ma nel Web intero, dove i suoi bottoncini "like" ormai dilagano. E' questo dunque il Web 3.0 che tanto avevamo perconizzato?

Il trucco di Zuckerberg è semplice. Assieme al bottoncino "like", voi dovete aggiungere, nella pagina che pubblicate, alcuni metadati, tra cui uno che dice qual è il tipo di cosa su cui verte la pagina.  Quando qualcuno preme il bottone "mi piace", Facebook va a leggere quei metadati per capire di cosa vi state compiacendo.  Naturalmente, siete liberi di dire che il tipo di cosa che la vostra pagina evoca è un ircocervo, o un sarchiapone. Tuttavia, Facebook "supporta" una ben precisa lista di tipi, in base ai quali è in grado riconnettere quei metadati alle utenze di 800 milioni di persone nella piattaforma, con utilità (anche) per i vostri scopi, siano essi sociali o commerciali. Vedete un po' cosa vi conviene.

La lista delle cose semanticamente note a Facebook include oggi: attività, affari,  gruppi, organizzazioni, luoghi, prodotti, siti. Ma non c'è un limite preciso per questa lista, se non quello che dettano gli interessi popolari. Nessuno vieta, va detto, di usare tipi che siano noti, in Facebook, solo a qualche  applicazione, la quale potrà eventualmente dare un senso anche a sarchiaponi e ircocervi.

Ma tutto questo non è il Semantic Web che sognava Berners-Lee. Non perché la tipologia delle cose "comunemente intese" sia così povera e così poveramente organizzata. Ma perché l'idea di Zuckerberg è quella di tenere tutta la base di conoscenza che si accumula nel lavoro di classificazione e di apprezzamento degli utenti nel ventre di Facebook. Al contrario, l'idea di Berners-Lee è che questa conoscenza possa essere ovunque, distribuita allo stesso modo delle centinaia di milioni di siti sparsi per il Web.

Va detto, però, che mentre è relativamente facile dire cosa sia la semantica in una singola base di conoscenza, molto più difficile è dire cosa sia la semantica in un sistema totalmente decentralizzato. Su questo, i ricercatori del Semantic Web non hanno ancora le idee chiare, e d'altra parte, sull'argomento, idee chiare e definitive non ce l'ha nessuno. Ma intanto, l'accentramento della conoscenza in singoli, enormi sistemi, sottratti al controllo sociale, procede a grandi passi.

Open-graph

 

Facebook Platform uses the Open Graph protocol to enable integrations of your web pages into the social graph. While a new technology, we've tried to build off of existing open standards to create a more semantically aware web.

  • Alessandro Oltramari |

    Ti segnalo che una premiata start-up italiana, di base in Irlanda, ha aggiunto ulteriore semantica al “like” di Facebook, usando tag emozionali. Give a try!
    https://www.mysmark.com/

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