Tutto l’essere in un terabyte

Un filosofo italiano che insegna ad Oxford sta lavorando da anni al problema di comprendere come l’aumento vertiginoso dell’informazione che si produce e circola in virtù delle tecnologie stia cambiando il nostro modo di essere individuale e sociale. Si tratta di Luciano Floridi.

La tesi principale della filosofia di Floridi è ontologica: tutto è informazione. Gli stessi esseri umani, che all’informazione danno un senso, sarebbero a loro volta informazione. L’essere coinciderebbe con l’integrale dei suoi dati, sia quelli inerenti e connaturati (ad es. la data di nascita, il dna, ecc) sia quelli prodotti mediante atti comunicativi e propagati nei nuovi media. Si capisce come questa metafisica dematerializzata accompagni l’ascesa del computer (sommo processore di informazione) a demiurgo del nuovo mondo, e come tutto ciò seduca gli informatici.

Nella filosofia dell’informazione di Floridi vi sono alcuni non piccoli problemi (così ritiene ad esempio Searle), ma v’è il pregio di dare al tema la sua meritata popolarità. Inoltre, per l’attualità del suo lavoro, per il glamour oxfordiano con cui lo presenta e per il carattere positivo del suo pensiero, il filosofo italiano si trova oggi ad esercitare una notevole influenza su chi detiene, fa circolare e manipola la maggior parte dell’informazione stessa, cioè Google.

La riduzione dell’essere all’informazione incontra classiche difficoltà, del tipo di quelle in cui si imbatte chi cerca l’identità di un ente nelle sue parti. Già gli antichi si chiedevano, ad esempio, se una nave potesse essere considerata la stessa anche se cambiavano le vele, gli alberi, le fiancate e tutto il resto. Similmente, se l’essere è informazione, come catturarne l’identità, quando è chiaro che ne produce di continuo? Esiste un sottoinsieme minimale di informazione (una “chiave” insomma) che identifica ciascun ente in tutti i mondi possibili? Sembra ben difficile. Ma a queste si aggiungono difficoltà specifiche: di che informazione si parla quando si dice: l’essere è informazione? Se non se ne parla in senso puramente matematico, ma in qualche accezione semantica, allora molto di ciò che si cerca di ridurre (scelte, teorie, intepretazioni, società, linguaggi e culture) si ristabilisce nella sua oscura interezza.

Verosimilmente, l’essere non è riducibile alla sua informazione. Però è certo che il footprint informativo delle persone e delle cose sia aumentato a dismisura, sia nelle dimensioni, sia nella rilevanza sociale. Il merito della filosofia dell’informazione è quello di problematizzare ciò che sta accadendo nell’infosfera. Il rischio è quello di farlo troppo poco, autorizzando qualcuno a credere che l’essere si misuri in terabyte.

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