Non è facile per me parlare della vicenda di Salvatore, perché lui e la sua compagna Oriana sono miei vecchi amici. Ma lui ha chiesto:
Prendete le informazioni sul mio male, se ne avete voglia, e datemi una CURA: fateci un video, un'opera d'arte, una mappa, un testo, una poesia, un gioco, oppure provate a capire come risolvere il mio problema di salute.
Il male è un tumore al cervello. Ci ho messo un po', l'altro giorno davanti a Youtube, per arrendermi all'evidenza che il mio amico non stesse facendo del situazionismo telematico, come quello con cui ci siamo un po' divertiti in passato, e che il male di cui parlava fosse lì nella drammatica attualità del suo corpo.
Non sono un artista, né un poeta, né un medico; non so se un ragionamento, una riflessione o un'affabulazione del genere che propongo in questo blog abbia qualche senso in questa storia. Però, a pensarci, il gesto del mio amico, che è stato quello di squadernare la sua cartella clinica sul Web e richiamarvi l'attenzione di tutto il mondo (la cosa è rimbalzata in effetti nei quattro angoli del Pianeta) va dritto al cuore del rapporto tra web, conoscenza e linguaggio, e dunque sì, questo è uno dei luoghi in cui se ne può parlare.
Sulla vicenda, Umberto Veronesi ha scritto una cosa interessante:
Di fronte ad una diagnosi di cancro la reazione della maggior parte di malati e familiari è di disorientamento e confusione, e il desiderio più immediato è che qualcuno di autorevole e fidato suggerisca loro che fare. A questo bisogno occorre rispondere. Il web dovrebbe essere una bussola, prima di poter diventare la via maestra per la cura migliore.
Il desiderio di affidamento ad un'autorità da parte di una persona in pericolo dev'essere molto grande. Tanto più eclatante dunque sembra il gesto di chi affida una cosa importante come la vita non ad un'autorità, ma a ciò che ha fama di essere il suo esatto contrario: il web. Umberto Eco ha posto da tempo il suo autorevole suggello a questa mala fama, sostenendo che
l'accesso incontrollato alle varie fonti, espone al rischio di non saper distinguere le informazioni indispensabili da quelle più o meno deliranti
Uno dev'essere proprio pazzo per gettare la propria vita nel magma doxastico della rete. Oppure deve vedere nel web qualcosa di diverso e migliore di ciò che molti maestri del pensiero del XX sec. oggi vi ravvisano. Proviamo a percorrere questa seconda ipotesi.
Se in luogo (o a fianco) di un'autorità che detiene la conoscenza esclusiva di una disciplina (medica, economica, legale) e ne media l'accesso esercitando una professione normata vi fosse un sistema di supporto al pensiero critico dei soggetti qualunque, questi ne trarrebbero vantaggio? Credo banalmente di sì, ma solo se si realizzano due condizioni: 1) il sistema di supporto converge alla verità; 2) il soggetto è in grado di esercitare un pensiero critico efficace.
Ora, non occorre che nel web sia tutto vero (che non sarà mai), ma occorre che l'uso collettivo che ne facciamo tenda alla verità. Ciò farà sì che le conoscenze che vi andiamo accumulando divengano, nel tempo, quanto possibile accurate, sempre ovviamente in relazione ai paradigmi scientifici vigenti. Non occorre neanche che il soggetto sia logicamente infallibile, in grado cioè di calcolare con esattezza le origini e le conseguenze dei propri convincimenti, cosa che si sa essere ardua anche in linea di principio. Basterà che riconosca qualche ragionevole nozione di difendibilità delle proposizioni rispetto allo stato delle proprie conoscenze. Cioè, ad esempio, che si rifiuti di credere a tutto e al contrario di tutto, che garantisca insomma il minimo sindacale della razionalità.
Queste condizioni si realizzano, nel web come altrove? E' difficile dirlo, a meno di postulare qualche legge di natura, che non mi sembra il caso. Si può però avanzare l'ipotesi pragmatista che la verità e la razionalità convengano allo sviluppo della società e al successo del soggetto. In questo caso, si vede bene che la razionalità è un requisito della verità: sarebbe difficile per una società di ragionatori del tutto capricciosi ottenere qualsivoglia convergenza nel giudizio sulle cose.
Fiducia nella razionalità aggregata delle persone, cioè umanismo, questo è il messaggio di Salvatore. E in più, un estremo esempio del suo esercizio. Ecco perché la Cura riguarda tutti noi gente qualunque dentro e fuori dal web, ben oltre la cortina delle emozioni. Tutti noi dobbiamo curarci, questo è il fatto.