Evilbook

In Italia infuria la polemica sul fans club di Totò Riina su Facebook. Il club, popolato da circa 5000 picciotti, si sta rivelando però un interessante luogo di discussione sulla mafia e una preziosa fonte per il monitoraggio e (auspico) la repressione del fenomeno.

Stranamente, poco si dice su altre non meno inquietanti conventicole di derelitti che inneggiano a:

Hitler
http://www.facebook.com/group.php?gid=37723019931

Stalin
http://www.facebook.com/group.php?gid=5571692489

Mussolini
http://www.facebook.com/group.php?gid=28395967282
http://www.facebook.com/group.php?gid=27883774155

Franco
http://www.facebook.com/group.php?gid=43301986857
http://www.facebook.com/group.php?gid=2213090046

Pinochet
http://www.facebook.com/group.php?gid=2222021551

Priebke
http://www.facebook.com/group.php?gid=34233671378

solo per citarne alcuni.

Tutti intenti a far sì che le puerpere non mostrino il seno quando si ritraggono coi loro pargoli, i gestori di Facebook non sembrano avere una politica chiara a riguardo delle numerose apologie di stragi e genocidi che germinano sui loro server, o comunque non appaiono in grado di applicare una ragionevole politica dei contenuti con regolarità e coerenza. La piattaforma di ‘social networking’ più popolare ed usata non aggiunge o toglie nulla alla sostanziale incontrollabilità del web. E’ un bene? E’ un male? E’ un fatto?

  • Guido |

    Andrea, il tema dell’apologia di reato, cioè della parola criminosa, è affascinante, e mi riprometto di dedicarci una riflessione. Per intanto vorrei tirar fuori Togliatti dal novero dei criminali in cui l’hai messo. Può esser vero che egli si rifiutò di intercedere in favore dei prigionieri di guerra italiani in URSS, cosa di certo biasimevole, ma non c’è prova, che io sappia, che egli abbia positivamente e direttamente promosso stragi e guerre. Cioè tra lui e Stalin c’è esattamente il rapporto che c’è tra un apologeta e un criminale, tra i quali la legge, per vaga che sia, giustamente distingue.

  • Andrea |

    Condivido l’osservazione di Guido sugli amministratori di Facebook, che si premurano di oscurare innocenti mammelle e lasciano in pace Stalin e Hitler. Facebook è gestito da privati che possono fare ciò che a loro aggrada; ovviamente gli utenti sono liberi di passare alla concorrenza qualora fossero scontenti.
    Il reato di apologia che Guido cita è appunto, ahinoi, una legge che cozza (seppur assai blandamente, visto lo scarso rigore con cui è applicata) con la libertà di parola. Fin troppo facile è obiettare: perché Mussolini no, e Castro, Togliatti, Videla, Pol Pot sí? Chi definisce quali opinioni sono lecite? Si doveva processare il compianto Montanelli, che definiva Pinochet un galantuomo che aveva salvato il suo Paese? (E per finire: non starò esagerando con le domande retoriche?). Se è sgradevole vedere gente che inneggia alle dittature, ciò non vuol dire che ciò debba costituire reato. Ordinamenti più attenti alla libertà di espressione, quali quello statunitense, non proibiscono alcuna opinione, nemmeno quelle più ripugnanti.

  • Guido |

    Paolo, ovviamente non auspico un controllo dei contenuti del web in generale, che sarebbe comunque di stampo più cinese o castrista che berlusconiano. Osservo solo che gli amministratori di un singolo sistema ‘chiuso’, detto facebook, da una parte censurano i capezzoli delle puerpere, dall’altro tollerano l’apologia di guerre e stragi, e per questo molti utenti del suddetto sistema sono alquanto irritati, e giustamente.
    Per il resto: certo non c’è un modo semplice per decidere chi e cosa bannare, ma se l’apologia è un reato (e lo è, almeno in Italia) allora un principo giuridico esiste e andrebbe applicato. E dovremmo smetterla di giochicchiare col relativismo, che è una cosa seria.

  • Paolo |

    Auspichi un controllo dei contenuti? Un banning degli apologeti sgraditi? Caspita Guido, il Cav. sarebe d’accordo con te!
    Ma poi chi decide? il Che si’, il duce no, Togliatti forse? Lasciamo fare all’Europa del tutto e’ relativo, solo il politically correct e’ assoluto?

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