"Se potessi mangiare un’idea avrei fatto la mia rivoluzione" cantava Gaber, per rappresentare il carattere immateriale delle nostre concezioni. Eppure, nel linguaggio ordinario ci riferiamo alle idee proprio come se fossero oggetti. Si dice: avere un’idea, chiarire le idee, cambiare idea. Cambiare idea, in particolare, è un fatto naturale, ma se a farlo è un personaggio pubblico la cosa desta curiosità e scalpore. Gianfranco Fini ha cambiato idea sul fascismo, Colin Powell sulla leadership negli USA. Benché impalpabile, il cambiamento di idea causa spesso al personaggio pubblico un grave imbarazzo, così che vi sono personaggi disposti a qualsiasi acrobazia dialettica pur di non ammettere un ovvio e indispensabile cambio di atteggiamento mentale.
Formalmente, un’idea può essere rappresentata come l’atteggiamento di un soggetto S nei confronti di una proposizione P: S afferma P, crede o spera P, teme P, dove P è una frase che può risultare vera o falsa, ad esempio "ora piove a Berlino". I logici hanno sviluppato sofisticati modelli per caratterizzare molti di questi atteggiamenti, in cui è centrale la nozione di accesso a mondi possibili, cioè alle situazioni in cui alle proposizioni sono assegnati valori di verità. Il nostro soggetto S può cambiare atteggiamento nei confronti di una proposizione P se gli capita di accedere ad un mondo in cui il valore di verità di P non è quello che egli si sarebbe aspettato: S va a Berlino e scopre che non piove. Oppure se, applicando il ragionamento, qualcosa nell’insieme dei suoi atteggiamenti nei confronti di altre proposizioni lo porta a concludere qualcosa di nuovo su P: l’amico Fritz chiama S al telefono e gli racconta che sta prendendo il sole ad Alexanderplatz. S crede che Frizt sia accurato e sincero, quindi se Frizt afferma P’ (c’è sole ad Alexanderplatz) e P’ implica non-P, allora S crede non-P, perchè, per il significato formale di ‘credere’, S non è disposto a credere sia P sia non-P.
Per farla breve, cambiare idea denota nel soggetto spirito di osservazione e onestà intellettuale, quindi è cosa non solo normale, ma anche degna di lode. Se però il soggetto è a disagio con l’idea di cambiare idea, potrà cercare di fare una brutta cosa: cambiare, assieme all’idea, i dati di realtà. S aveva detto ‘credo che a Berlino piova’, tutti l’avevano sentito, però esce fuori che in realtà a Berlino c’è il sole. S allora dirà: ‘a Berlino c’è il sole, e io infatti non ho mai creduto che ci piovesse’. A questo punto S rischia che tutti gli altri soggetti della sua comunità credano che lui sia un buffone. Questo, almeno, dovrebbe accadere in una comunità di soggetti che ragionano sanamente.