Cosa ci insegna il Turco Meccanico

Turkengraving5 Nel ‘700 un nobile buontempone ungherese stupì il mondo con "un automa che avrebbe dovuto imitare un giocatore di scacchi, mentre in realtà era un imbroglio ed era manovrato al suo interno da un giocatore umano". (leggi tutto l’articolo wikipedia). Da un paio di anni Amazon fa affari con un trucco simile applicato al web, chiamato Mechanical Turk. Il sottotitolo del logo Amazon è un eloquente e sarcastico calambour: "Artificial Artificial Intelligence".

In pratica, il sito offre ad utenti paganti la possibilità di commissionare alcuni semplici task di ricerca, classificazione, trasformazione di risorse web, i quali richiedono intelligenza. Poiché tale intelligenza manca computer, questi task verranno eseguiti da altri utenti che percepiranno un compenso.

Tipico lavoro offerto:

Imagine you are searching this phrase using some text search engine, and a list of ranked results is returned; the task here is to simply select those results that you would like to click and take a look with (just as in your normal web search activity), based on your own expectation.

I lavori sono pagati pochissimo, ma qualcuno ci arrotonda lo stipendio nel tempo libero, e forse nel terzo mondo potrebbe anche riuscire a camparci (pensateci ..).

Ora si capisce che l’ironia di Amazon è rivolta alle visioni di un web intelligente fatto di persone e automi che si intendono a meraviglia: 

[…] humans still significantly outperform the most powerful computers at completing such simple tasks as identifying objects in photographs—something children can do even before they learn to speak. (dalle FAQ)

Insomma, invece del web intelligente, paritario, collettivo, condiviso, fonte di sorti magnifiche e progressive, un web di ferro e silicio animato nel sottoscala da una massa anonima di cottimisti sottopagati, sfruttati da una minoranza ricca che vuole servizi informativi di qualità e a basso costo. Ma l’utopia negativa di Amazon non sembra ancora avere grosse prospettive di business (si veda il blog di Technology Review), e questo pure vorrà dire qualcosa.

Cosa ci insegna il Turco Meccanico? Forse che c’è un limite a cui il web si approssima, che definisce ciò che possiamo ragionevolmente attenderci da questo medium. E questo limite è il senso che donne e uomini in carne ed ossa conferiscono all’informazione. Forse dovremo renderci conto di questo limite e mettere meglio a fuoco i suoi contorni. Conoscendo il limite, forse un giorno potremo raggiungerlo.

  • Guido |

    il linguaggio con la sua insopprimibile libertà è un limite invalicabile, come la velocità della luce. rassegnamoci con letizia.

  • Federico Bo |

    Uno dei limiti, probabilmente, è il linguaggio.
    Strumento formidabile per la trasmissione di informazione, portatore di un vantaggio competitivo fondamentale nell’evoluzione umana, il linguaggio è allo stesso tempo mappa e labirinto. Può aiutarci nell’esplorazione della realtà e dello spazio delle idee ma ha dei limiti intrinseci.
    Citando il Morville di “Ambient Findability” (o’Reilly, 2005), questa “rete complessa adattativa” che è il linguaggio si compone anche di sinonimi, acronimi, omonimi ed altre ambiguità che rendono difficile “la ricerca perfetta”.
    Che siano i metadati figli della collaborazione tra tassonomie centralizzate e folksonomie distribuite ad aiutarci ad oltrepassare il limite del linguaggio e a raggiungere – asintoticamente parlando – il limite del Web?

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