Per capire un po' meglio la questione del web e della verità, che continua a destare molto interesse nel nostro Paese, propongo un piccolo esperimento mentale.
Siete in salotto, e udite dalla cucina provenire la voce della mamma che dice: "ci sono tre banane". Cosa sapete in più rispetto a quello che sapevate prima?
Esaminiamo tre possibili risposte:
- In cucina ci sono tre banane
- Vostra madre ritiene che in cucina vi siano tre banane
- Nulla
Quelli che si riconoscono nella prima risposta potrebbero chiamarsi "realisti caritatevoli": il mondo è una solida disposizione di fatti riconoscibili e i soggetti che ne parlano sono intenzionati a dire il vero. I fautori dell'ultima risposta sono invece nichilisti: la voce della mamma potrebbe essere un'illusione dei sensi, l'erronea interpretazione dei miagolii del gatto, o forse un sogno. Chi infine ha scelto la seconda opzione si incammina sulla strada del criticismo: non si può negare che vi sia la realtà, ma neanche si deve voltare la faccia davanti alla complessità delle cose.
Detto questo, ci sono o non ci sono queste tre banane? Il realista ingenuo dirà: "sì", il nichilista dirà: "non ci sono banane, ma solo interpretazioni", il criticista dirà invece: "aspettate un attimo che ci penso". E qui si apre una questione importante: che ragionamento deve fare? Anche in questo caso possono esserci diverse strategie:
- Credere a tutto quello che dice la mamma
- Credere a quello che dice la mamma se non contraddice le proprie conoscenze attuali (ad es. sapere di aver mangiato tutte le banane)
- Accogliere ciò che dice la mamma nel novero delle possibilità
Le prime due opzioni sono strategie di "revisione delle credenze". Esse producono un effetto diretto su ciò che si considera vero. La prima si potrebbe dire ispirata a una cieca fiducia, la seconda sembra più prudente, ma in entrambi i casi il figlio, pur criticamente, accoglie e fa proprie le credenze manifestate dalla mamma, nonostante il fatto che (qui è un punto delicato) una volta accettata la verità che ella riferisce, la conoscenza che ne deriva (cioè le deduzioni che se ne possono trarre) è valida tanto quanto quella che origina dalle nozioni fornite direttamente dall'esperienza.
Poiché, come si può vedere, la fiducia può portare a risultati molto simili a quelli dell'ingenuità, il criticista serio opterà per la terza soluzione: considerare quelli descritti dalla madre come "mondi possibili" ma non necessariamente "mondi attuali". Ora però al criticista la questione della banane si ripresenta in questi termini: come decidere se sia giustificata l'aspettativa che ci siano davvero?
La cattiva notizia è che, nonostante le ricerche dei filosofi, non sembra di poter dire che ci sia un metodo generale e sicuro per stabilire le nostre credenze. La buona notizia è che in alcuni casi si può entrare in cucina a dare un'occhiata, si possono chiedere riscontri ai fratelli e alle sorelle, insomma, volta per volta, c'è un vasto repertorio di euristiche a cui attingere per farsi un'idea delle cose.
Che c'entra tutto questo con la verità sul web? C'è chi indica nella fiducia accordata a chi pratica il mestiere della comunicazione in modo professionale (essendo, ad esempio, iscritto all'albo dei giornalisti) la via maestra per ristabilire la qualità dell'informazione in rete. Ora, non v'è alcuna ragione per cui le singolarità che popolano il web non debbano aderire a proposizioni ragionevoli provenienti da giornalisti o addetti ai lavori, e che nel modo in cui costruiscono le proprie conoscenze non debba trovar posto l'autorevolezza delle fonti. Ma si capisce anche che sul web non può esistere un albo della credibilità, perché nell'attribuire verità ad una proposizione che ci è riferita da qualcuno è sempre all'opera una grande libertà.