Web vs. verità: un esperimento mentale

Banana-1967-july-29-2009 Per capire un po' meglio la questione del web e della verità, che continua a destare molto interesse nel nostro Paese, propongo un piccolo esperimento mentale.

Siete in salotto, e udite dalla cucina provenire la voce della mamma che dice: "ci sono tre banane". Cosa sapete in più rispetto a quello che sapevate prima?

Esaminiamo tre possibili risposte:

  1. In cucina ci sono tre banane
  2. Vostra madre ritiene che in cucina vi siano tre banane
  3. Nulla

Quelli che si riconoscono nella prima risposta potrebbero chiamarsi "realisti caritatevoli": il mondo è una solida disposizione di fatti riconoscibili e i soggetti che ne parlano sono intenzionati a dire il vero. I fautori dell'ultima risposta sono invece nichilisti: la voce della mamma potrebbe essere un'illusione dei sensi, l'erronea interpretazione dei miagolii del gatto, o forse un sogno. Chi infine ha scelto la seconda opzione si incammina sulla strada del criticismo: non si può negare che vi sia la realtà, ma neanche si deve voltare la faccia davanti alla complessità delle cose.

Detto questo, ci sono o non ci sono queste tre banane? Il realista ingenuo dirà: "sì", il nichilista dirà: "non ci sono banane, ma solo interpretazioni", il criticista dirà invece: "aspettate un attimo che ci penso". E qui si apre una questione importante: che ragionamento deve fare? Anche in questo caso possono esserci diverse strategie:

  1. Credere a tutto quello che dice la mamma
  2. Credere a quello che dice la mamma se non contraddice le proprie conoscenze attuali (ad es. sapere di aver mangiato tutte le banane)
  3. Accogliere ciò che dice la mamma nel novero delle possibilità

Le prime due opzioni sono strategie di "revisione delle credenze". Esse producono un effetto diretto su ciò che si considera vero. La prima si potrebbe dire ispirata a una cieca fiducia, la seconda sembra più prudente, ma in entrambi i casi il figlio, pur criticamente, accoglie e fa proprie le credenze manifestate dalla mamma, nonostante il fatto che (qui è un punto delicato) una volta accettata la verità che ella riferisce, la conoscenza che ne deriva (cioè le deduzioni che se ne possono trarre) è valida tanto quanto quella che origina dalle nozioni fornite direttamente dall'esperienza.

Poiché, come si può vedere, la fiducia può portare a risultati molto simili a quelli dell'ingenuità, il criticista serio opterà per la terza soluzione: considerare quelli descritti dalla madre come "mondi possibili" ma non necessariamente "mondi attuali". Ora però al criticista la questione della banane si ripresenta in questi termini: come decidere se sia giustificata l'aspettativa che ci siano davvero?

La cattiva notizia è che, nonostante le ricerche dei filosofi, non sembra di poter dire che ci sia un metodo generale e sicuro per stabilire le nostre credenze. La buona notizia è che in alcuni casi si può entrare in cucina a dare un'occhiata, si possono chiedere riscontri ai fratelli e alle sorelle, insomma, volta per volta, c'è un vasto repertorio di euristiche a cui attingere per farsi un'idea delle cose. 

Che c'entra tutto questo con la verità sul web? C'è chi indica nella fiducia accordata a chi pratica il mestiere della comunicazione in modo professionale (essendo, ad esempio, iscritto all'albo dei giornalisti) la via maestra per ristabilire la qualità dell'informazione in rete. Ora, non v'è alcuna ragione per cui le singolarità che popolano il web non debbano aderire a proposizioni ragionevoli provenienti da giornalisti o addetti ai lavori, e che nel modo in cui costruiscono le proprie conoscenze non debba trovar posto l'autorevolezza delle fonti. Ma si capisce anche che sul web non può esistere un albo della credibilità, perché nell'attribuire verità ad una proposizione che ci è riferita da qualcuno è sempre all'opera una grande libertà.

  • Guido |

    Alberto, forse può interessarti un mio precedente post sul cosiddetto “effetto Barnum”: http://guidovetere.nova100.ilsole24ore.com/2009/12/leffetto-barnum.html

  • alberto |

    Cercando di riprendere il filo, direi che ognuno sceglie una delle tre risposte non solo in base alla logica, ma anche a come si sente in quel momento. Poi potremo dire che se sceglie sempre la tre è paranoico, se sceglie sempre la uno è ingenuo, se sempre la due è un rompipalle. Insomma, un metodo sicuro per determinare le nostre credenze rischia di portarci in un vicolo cieco. Ricordo però che più di un lustro fa ho letto un’intervista su internet (adesso non la trovo più) di due persone che sostenevano che la verità presto sarebbe stata oggetto di certificazione di qualità in base a standard Iso.

  • alberto |

    Un tempo Zichichi organizzava conferenze su scienza e fede. Ho notato che in genere questo tipo di rapporto lo cercavano più i “religiosi” che i “positivisti”, più Zichichi che Margherita Hack, a cui della fede poco interessa, mentre Zichichi è religioso, ma affascinato dalla scienza, tanto da diventare scienziato e non monaco. Ma il dualismo fra scienza e fede, fra ragione e sentimento, fra razionale e irrazionale è un falso dualismo se calato nel vissuto umano (almeno nel mio – inciso da opzione tre, nichilista). Penso che alle tre strategie indicate, che seguono la logica, vada aggiunta un’altra variabile, l’emotività. La ragione secondo me non è alternativa all’emozione. Noi in quanto animali siamo emozione allo stato puro. La ragione è il fantino che cerca di indirizzare l’emozione per fargli fare un bel dressage (insomma, non mi intendo di ippica e non so se l’ho detta giusta: un bel giro con esercizi eleganti fra gli ostacoli). Di fronte alla mamma che dice che ci sono tre banane, io visualizzo tre banane in cucina, se ho fame provo desiderio di mangiarne una, se mi è appena morto il gatto l’informazione arriva poco o nulla. Se per me è importante sapere se ci sono tre banane, di fronte a una persona di cui mi fido reagisco come se le banane ci fossero davvero, ma dentro di me rimane abbastanza spazio di manovra emotiva per cambiare idea di fronte a nuove informazioni. Diciamo che ho una spinta emotiva in un certo senso, ma che sono pronto a mutare atteggiamento di fronte a nuovi stimoli. Girando in rete capita di arrivare su siti che appaiono affidabili. Ad esempio se cerco informazioni cosmologiche e finisco sul sito della Nasa sono abbastanza tranquillo. Non del fatto che le informazioni siano vere, ma che se sbaglio non è tutta colpa mia. Non mi può essere rimproverato di essermi fidato della Nasa. Le banane ci sono o no? Ma in quel momento quello che mi interessa di più sono le banane o il rapporto con mia madre? Se le banane non ci fossero, io mi chiederei in primo luogo perché mia madre mi ha dato un’informazione sbagliata e non: allora come faccio a procurarmi tre banane? Beh, mi sono un po’ perso, però grazie dell’occasione di riflettere su queste cose.

  • Guido |

    Se rispondi che la mamma è in cucina sei agnostico rispetto alle banane. Vero, l’induzione sul numero di cose vere pronunciate da una persona in passato è un ottimo metodo (non infallibile comunque), nota appunto che non c’entra nulla col fatto che la sorgente di informazione sia iscritta ad alcun albo professionali.

  • Dario |

    E se io alla prima domanda rispondo “la mamma è in cucina”?
    Per quanto riguarda la conclusione, la credibilità accordata ai professionisti è sostenuta da un rapporto di fiducia costruito nel tempo e che ha tutti gli interessi a rimanere tale.
    Ovvero, la mamma ha già detto molte volte in passato che in cucina c’erano tre banane, due mele o sette mandarini e tutte quelle volte ho potuto verificare di persona (o riscontrare attraverso fratelli e sorelle) che diceva la verità.
    Quindi posso dare fiducia alla voce della mamma che sento provenire dalla cucina…. così come posso darla a quanto scrive il Sole24Ore sul suo sito.
    Certo, in ultima istanza, anche sul web si può essere realisti caritatevoli, nichilisti o critici.

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