Cosa dice l’Intelligenza Artificiale sulla guerra in Ucraina

Qui non si parlerà delle armi cosiddetti “intelligenti” che stanno dando ampie prove nello scenario della guerra in Ucraina. Né si parlerà della cosiddetta cyberwar, che pure è un elemento del conflitto. Neppure delle attività della intelligence americana, facenti largo uso di AI, che a quanto si legge sembra stiano avendo un ruolo importante. Men che meno si azzarderanno previsioni algoritmiche sull’esito del conflitto.

Si parlerà invece di quello che i paradigmi attuali dell’Intelligenza Artificiale hanno a che fare col dibattito politico e culturale che, specialmente in Italia, si è sviluppato attorno alla posizione da assumere nei confronti della guerra e delle forze che si fronteggiano.  Nulla, si direbbe a prima vista. E invece qualche analogia c’è.

Tra coloro i quali si dichiarano contrari al sostegno militare all’Ucraina è molto in voga l’argomento della “complessità”. Questo si presenta spesso sotto le spoglie della congiunzione avversativa “ma”: “non sostengo Putin ma anche la NATO ha le sue colpe”. A sostegno di questo distinguo sono state anche pronunciate fiere condanne nei confronti “logica binaria della guerra”: essa non consentirebbe infatti di rappresentare le sfumature che l’analisi della situazione richiederebbe.  Inviti a tenere in conto l’integrale delle vicende storiche del dopoguerra, in particolare quelle che riguardano nefandezze vere o presunte della NATO, nel dosare le misure di sostegno agli aggrediti, continuano ad avere, a un mese dall’inizio dell’invasione russa, ampia circolazione. Come non pensare allora alle reti neurali e alla loro nota capacità di venire a capo di tanti dati complessi?

Una rete neurale addestrata sul dataset delle vicende storiche del dopoguerra e chiamata a esprimersi sulla congruenza del sostegno agli aggrediti rispetto alle evidenze pregresse potrebbe classificare il conflitto attuale in un intervallo tra 0 e 1 che rappresenta il “grado di intervento” atteso nel caso presente dell’invasione dell’Ucraina. La rete ragionerebbe più o meno come molti teorici della “complessità”: si è intervenuti per i palestinesi? E per gli yemeniti? E per i curdi? Se mettessimo nella rete tutti i parametri dei tanti conflitti in cui i Paesi membri dell’Alleanza atlantica sono stati coinvolti in positivo o in negativo da quando essa è nata, e poi chiedessimo a questa di predire il comportamento della Alleanza in base ai parametri della guerra ucraina, forse in effetti ne uscirebbe la conclusione che non si debba fornire alcun aiuto militare.

Per ottenere un risultato che cambi la storia, avremmo quindi bisogno di altro. In particolare, avremmo bisogno di un “modello causale” nel quale poter rappresentare esplicitamente i fattori che giudichiamo rilevanti per la decisione attuale. Potremmo certamente stimare i “pesi” delle relazioni causa-effetto sulla base dei dati del passato, ma potremmo opportunamente mettere dentro qualcosa che nella fattualità della storia non c’è, ad esempio valori, desideri, ideazioni, paure, progetti di trasformazione o di conservazione. La Politica, insomma.

Qui è in gioco la differenza tra il fatalismo dell’AI basata sui dati, per cui quello che è stato sarà necessariamente, e l’idealismo dei modelli concettuali, o ontologie che dir si voglia, per cui tutto deriva da ciò che mettiamo speculativamente dentro il modello. Entrambi gli approcci, si sa, hanno pregi e difetti, e infatti molta ricerca ruota attorno alla loro integrazione. Ma una cosa è certa: gli esseri umani ragionano in modo causale, non come reti neurali. Senza pensiero causale, infatti, non potremmo neanche formulare domande controfattuali, del tipo: ‘che succederebbe se mandassimo truppe della NATO in Ucraina’? Evidentemente, sono proprio queste domande che ci tengono per ora al riparo dalla distruzione del Pianeta.

Se tutto questo è vero, allora che senso ha fare tanti paragoni col passato? Non è, piuttosto, il futuro la cosa sulla quale dovremo interrogarci? E quale sarebbe il nostro futuro se consentissimo oggi a un dittatore di soggiogare nazioni e popoli con la forza delle armi?