Ecco un'interessante applicazione 'semantica': risponde (e bene, sembrerebbe) a varie utili domande fatte a voce sull'iPhone (solo a beneficio degli anglofoni, almeno per ora). Domanda: 'Che c'è da fare coi bambini questo fine settimana a S.Francisco?' Risposta: 'I prossimi eventi per bambini a S.Francisco sono ..' Domanda: 'Un buon ristorante da queste parti?'. Risposta: 'A 100 metri trovi ..' Dio sa se ne avremmo bisogno anche a Roma o a Milano! Ne parla Punto Informatico qui.
Interessante sarebbe dare un'occhiata dentro il sistema. Da quel che si capisce a prima vista, funziona così: prima identifica il contesto (es. scopo della richiesta, localizzazione del richiedente), poi in base al contesto riformula la domanda a un certo numero di sistemi già esistenti sul web, che si presume abbiano la risposta.
Dov'è la che la semantica entra in gioco? Naturalmente, il sistema 'centrale' a cui la domanda originale è posta (chiamiamolo 'mediatore') deve avere capacità di analisi linguistica. Anzitutto deve effettuare la conversione 'speech-to-text' il cui stato dell'arte è ormai maturo. Ormai questa conversione potrebbe avvenire direttamente sul telefonino (non so se sia questa la soluzione adottata, è irrilevante), ma in questa fase di semantica ce n'è poca, basta in genere qualche buon modello statistico. Una volta ottenuta la richiesta in forma di testo processabile, certamente bisogna ricavarne uno o più 'frame', e qui entra in gioco la conoscenza su cose come sull'uso dei verbi e dei loro argomenti, delle relazioni parte-tutto, eccetera. Ma fatto questo, per trovare effettivamente le risposte, deve entrare in scena un attore fondamentale: il 'mapping'.
Un mapping è una regola di corrispondenza tra il linguaggio del mediatore e il linguaggio delle sorgenti di dati. E' notevole che l'applicazione ricavi le informazioni concrete da un certo numero di siti (tra cui, sembra, Wolfram Alpha), ciascuno dei quali si presenta con la sua interfaccia, col suo vocabolario, con le sue verità. Molto della semantica sta proprio nei mapping. Non si tratta di una conoscenza razionale ed enciclopedica, ma empirica ed episodica. Si tratta di conoscenza estesa, molto estesa, forse comparabile a quella l'insieme delle singole proposizioni vere (o presunte tali) fornite dalle sorgenti. Un database di 'traduzioni radicali' su cui si deve ragionare in modo tattico, tenendo in conto le idiosincrasie di ciascun informatore.
A guardar bene, tutto ciò non somiglia ad una 'intelligenza globale', almeno nel senso razionalistico del termine. Almeno fin tanto che tutte le sorgenti informative non si adeguino alla stessa ontologia. Ma è difficile dire se questo avverrà mai, sempre ammesso che sia possibile in linea di principio.