Se è vero quello che riporta sul Fatto un candidato al concorso per la scuola in svolgimento in questi giorni, possono capitare all'aspirante insegnante domande di questo tipo:
“Pamela, Fiona e Gina, sono tre ragazze newyorkesi. Stanno prendendo il sole in una piscina della loro città. Pamela indossa un costume intero. Fiona legge un libro, Pamela e Gina sono cugine. Quale delle seguenti proposizioni è vera:
a) Fiona è una studentessa universitaria;
b) Pamela è grassa;
c) a Roma non sono le 9 del mattino;
d) Pamela e Fiona sono cugine”.
Domande come questa passano per essere "domande di logica". Ed il motivo sarebbe questo: la storiella (ad es. quella delle tre ragazze in piscina), unita alle conoscenze di sfondo del candidato, contiene un insieme di postulati (proposizioni assunte come vere) rispetto ai quali si dovrà stabilire quale delle possibili risposte è una proposizione "valida", cioè vera in tutti i possibili stati di cose compatibili con i postulati.
Vedere se una proposizone è valida è abbastanza semplice: basta verificare che la sua negazione non sia "soddisfacibile": cioè che non ci sia uno stato di cose compatibile con la storiella (e le conoscenze di sfondo) in cui la negazione possa essere vera. Ad esempio: è possibile che Fiona non sia una studentessa universitaria? Che Pamela sia magra? che Pamela e Fiona (badate: non Gina) non siano cugine? Ovviamente si, queste cose sarebbero perfettamente compatibili con la storiella. Dunque a), b), e d) non sono "valide", possono tutt'al più essere vere in qualche caso ("modello"), eventualmente anche nella situazione "reale" delle tre ragazze fittizie, di cui però, ovviamente, non ha senso parlare.
E veniamo all'ora di Roma. Chiunque, non solo tra i docenti ma anche tra i discenti delle scuole medie, sa che tra Roma e New York ci sono un po' di ore di differenza, e che, grosso modo, quando da noi è mattina lì è notte. Se la domanda fosse stata: "è possibile che quando a Roma sono le 9 del mattino a New York ci sia il sole?" il quesito non sarebbe stato così selettivo come pare invece sia stato.
Cosa c'è nello spazio che intercorre tra la banalità della questione sostanziale (il fuso orario) e la capacità di discriminare la risposta esatta di una domanda come questa? Un mix di tranelli linguistico-cognitivi, per lo più legati alla "tipicalità", che possono far propendere per qualche risposta errata. Fiona legge un libro, dunque è una studentessa; Pamela ha il costume intero, dunque è grassa; ci sono due cugine, vai a vedere che qualcuno si confonde con i loro nomi. E infine quella frase dichiarativa sull'ora attuale a Roma, che va interpretata, ovviamente (ma non necessariamente), nel contesto della storiella. La logica, in senso stretto, con tutto questo c'entra poco. Semmai qui si tratta di ermeneutica.
Non commento il fatto che per selezionare la classe docente si faccia ricorso a questi mezzi, qualcuno ci avrà fatto un ragionamento. Certo, qualche candidato può essere in difficoltà nel discernere al volo, in un intrico di formulazioni linguistiche capziose, la validità di una proposizione. Ma sono sicuro che questo genere di cose possa normalmente capitare anche ad un ministro. Davvero non c'è un modo migliore per scegliere un insegnante?
In bocca al lupo ai candidati di domani, spero che questo post li possa aiutare.