Idealizzazioni

701plato L’idealizzazione è l’inverso della reificazione: trasforma il concreto in astratto. Idealizzare qualcosa o qualcuno significa trascenderne i tratti specifici e proiettare l’oggetto nel regno delle idee. E’ un’operazione logica che facciamo ogni giorno. Ad esempio, a quale amante non capita di idealizzare un po’ l’amata\o? E v’è pure chi, come Don Chisciotte, riesce ad idealizzare una donna contro ogni evidenza empirica (ma in questi casi, purtroppo, quasi sempre finisce male).

Così come la reificazione, l’idealizzazione non è un errore, ma un’operazione di trasformazione logica assai potente e in molti casi necessaria. Celebre è l’idealizzazione con cui Quine risolve il paradosso della ‘Barba di Platone’. Come forse sapete (sennò ve lo dico adesso) la Barba di Platone è il paradosso per cui non si può dire che una cosa (es. Pegaso) non esiste senza nominarla, e, nel nominarla, ammetterne in qualche modo l’esistenza. Se io dico ‘Pegaso non esiste’, a cosa mi riferisco allora con ‘Pegaso’?  Quine propone che la frase vada intesa come ‘non esiste nulla che abbia la proprietà di essere Pegaso’, introducendo quindi un predicato (essere_Pegaso) il luogo di un oggetto (il Pegaso inesistente).

Il linguaggio conosce la figura dell’antonomasia, con la quale si produce la classe delle persone che condividono le proprietà salienti di un certo personaggio: sei un rodomonte! si dice (non tanto spesso, per la verità). Le lingue ad assetto lessicale come l’inglese conoscono verbi come ‘to bogart’ coniati sull’idealizzazione di un gesto ricorrente, nella fattispecie l’abitudine di Humphrey Bogart di tenersi la sigaretta in bocca senza fumarla, per esensione preso a significare il trattenere a sé qualcosa senza dividerla con gli altri (qui c’entra qualcosa il fumo della cannabis, ma sorvoliamo).

Idealizzare, come reificare, non è un’inferenza, ma una costruzione. Nel farlo, non c’è nulla di logicamente necessario o garantito. Ad esempio, guardate Berlusconi. Egli ha fortemente idealizzato le proprie capacità di imprenditore, dicendo che se aveva avuto successo negli affari avrebbe anche avuto successo anche nel governare l’Italia. Altrettanto bene si sarebbe potuto dire che avrebbe fatto soldi con l’Italia così come ne ha fatti con le TV. Nell’idealizzazione, nel proporla come nell’accettarla, come vedete, c’è sempre una scelta ben precisa.