Berlino, 19 luglio 2007. Il governo tedesco lancia il progetto THESEUS, 160 milioni di euro in 5 anni ad un consorzio di università e imprese per lo sviluppo di un’infrastruttura per l’accesso alla conoscenza sul web. Il programma è la diramazione germanica di Quaero, la (controversa) iniziativa franco-tedesca annunciata da Chirac nel 2005, che mira alla nascita di un ‘Google europeo’ sulla base di ingenti finanziamenti pubblici.
THESEUS sembra essere un programma concreto e misurabile, e punta su un approccio classico alla ‘semantic web’. Sarà un successo? Naturalmente ce lo auguriamo, ma mettere le briglie alla conoscenza sulla rete è, come si sa, un bel rebus. Il consorzio di ricerca tedesco, comunque, è quotatissimo, e la mobilitazione finanziaria di tutto rispetto. Perfino un flop sarebbe dunque di grande interesse scientifico.
E in Italia che si fa? Nel Piano Nazionale di Ricerca 2005-2007 c’è scarsa traccia degli obiettivi del programma franco-tedesco, eppure, con ogni probabilità, francesi e tedeschi attingeranno ai risultati della ricerca di base italiana, che da anni produce eccellenza nel campo della rappresentazione della conoscenza e del ragionamento automatico. Cos’è il nostro? Scetticismo derivante da una superiore ‘conoscenza della conoscenza’ o semplice torpore?
Comunque, prendiamo atto che il tema della via europea alla ricerca sul ‘web della conoscenza’, come reazione al dominio potenzialmente pericoloso dei motori di ricerca americani, è ancora di attualità. Ma la lotta è impari: da una parte consorzi di imprese e università sostenuti da finanziamenti nazionali o europei che producono prototipi e paper scientifici, dall’altra ragazzi nelle cantine che creano strapotenti multinazionali.
Riusciranno una buona volta i tedeschi a fare qualcosa di concreto, utile, aperto e governabile per l’accesso alla conoscenza sulla rete? Anche chi è seduto sulla comoda sponda dello scetticismo deve oggi incoraggiare il loro sforzo. E noi italiani dobbiamo decidere cosa fare.