Reificazioni

ReificationLa reificazione è un’operazione logica che consiste nel trasformare concetti e relazioni in entità concrete, ossia predicabili (ad esempio ‘bello’) in soggetti di predicazione (‘"bello" ha cinque lettere’).

Il fenomeno non riguarda solo il linguaggio, dove facciamo continuamente su e giù tra livelli logici diversi, (con)fusi in un unico sistema grammaticale, ma anche le percezioni, il pensiero elaborato, su fino alla società. Marx parlò di reificazione quando osservò come, nella società capitalista, il lavoro, complesso di relazioni sociali, divenisse ‘merce tra le merci’, e trascinasse anche il lavoratore nel baratro della sua nuova realtà di oggetto.

Il meccanismo della democrazia rappresentativa si basa anch’esso su un processo di reificazione. Cosa spinge un cittadino a votare per questo o per quello? Un giudizio razionale e consapevole su un programma chiaramente enunciato, puntualmente verificabile e infatti sempre accuratamente verificato? Può darsi. Ma forse anche gusti, pregiudizi, retaggi, ricordi, credenze, idiosincrasie, identificazioni, sogni, invidie, pulsioni, desideri, paure, e ogni sorta di ineffabile astrazione proveniente dall’infinito repertorio dell’immaginario umano, balordaggini incluse. Tutte queste astrazioni esistono in uno spazio puramente relazionale, ma un bel giorno si materializzano in un voto: un tratto di matita su una scheda, che, spoglio di tutte le sue motivazioni, viene contato, come se fosse, che so, un fagiolo in uno stupido quiz televisivo. Ne escono numeri, le percentuali assegnate agli schieramenti, e quei numeri si chiamano ‘volontà del popolo sovrano’. Una volontà che sembra metafisica, ma in realtà è gravida di cose. Con essa prende corpo il potere, si costruiscono o si distruggono destini personali e collettivi, e, alla fine, ci si può anche trovare – dico per dire – ad essere governati da un vecchio satrapo tutto intento ai suoi interessi materiali (per tacer del resto), con buona pace dell’immaginario.

La reificazione è un cambiamento di stato ontologico non necessariamente negativo, ma di sicuro non conservativo. Il bello, che nella mente ci dà tanto piacere, nel dizionario, come aggettivo, vale tanto quanto il brutto. Per converso, il brutto, che nei sensi ci ripugna, è un aggettivo come un altro. Nel merito, la logica è indifferente all’umana reificazione, ai suoi esiti benefici o nefasti. La logica si occupa solo di forma, questo è il suo limite, questa la sua grandezza.