Tecnontologia delle situazioni critiche

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Sono alla conferenza ISCRAM 2009, che riunisce la comunità tecnico-scientifica che lavora sui sistemi informativi per la gestione delle emergenze. Anche qui si parla molto di ontologie, sembra quasi che non ci sia presentazione che non parta mostrando nella prima slide una colorata espressione grafica di quadrati e freccette recante questa filosofica denominazione. Ma è giusto: da dove si parte quando si progetta un sistema informativo? Dai concetti di cui si intende trattare, in questo caso: catastrofi, vittime, soccorsi, ed altre cose poco amene.

Il lavoro che ho presentato per conto di un consorzio di ricerca europeo propone un approccio relativistico in cui ciascuno può scrivere il proprio manuale di 'traduzione radicale' dell'ontologia altrui e cercar di intendere quello che dice nei termini della propria concettualizzazione. Ma devo confessare che la mia fede quineana  vacilla di fronte alla diversità concettuale nei quadratini e nelle freccette che vedo qui.

Sia ben chiaro: non prevedo e neanche auspico una caratterizzazione universale di tutto quel che c'è, ma osservo che districare le mappe concettuali che ciascuno produce seguendo le proprie intuizioni è uno sforzo sovrumano, e che se si tratta di far funzionare meglio i sistemi informativi per aiutare le popolazioni in crisi bisognerebbe fare un po' di Ontologia con la O maiuscola. Partendo dallo Spazio e dal Tempo.