L'informatica nasce dalla logica, che a sua volta è una idealizzazione del linguaggio. L'incontro tra macchine di calcolo e lingue naturali inizia in effetti già prima dell'invenzione del computer. L'idea che la lingua possa essere “calcolata” ha radici nel pensiero antico, che con Aristotele poneva una precisa corrispondenza tra realtà, ragionamento e linguaggio. Le utopie generate da quest'idea (ad esempio quelle di Lullo e di Leibniz) hanno alla fine prodotto l'invenzione delle macchine di calcolo, che non esisterebbero senza gli sviluppi della logica formale novecentesca.
Per Chomsky, la lingua naturale è generata da regole connaturate a quel calcolatore che è il cervello umano, e i suoi studi sulla sintassi degli anni '50, rivelatisi alla fine poco utili per i linguisti, sono però alla base della moderna programmazione dei computer. La linguistica computazionale è una delle discipline più sviluppate nel programma dell'Intelligenza Artificiale, e con l'avvento di calcolatori sempre più potenti, le sue applicazioni concrete permettono di estrarre informazione da basi di dati, siti web, stream audio.
Tuttavia, per l'Information Technology di oggi, il linguaggio naturale resta largamente una sfida. La competizione sui motori di ricerca, che è uno dei grandi temi di questa industria, riguarda essenzialmente il tentativo di colmare la distanza tra le parole viste come sequenze di caratteri alfabetici (keywords) e le stesse viste come portatrici di significato. Sulla soglia del significato, però, la logica si arresta, e con essa la computazione.
Ma la computazione sta diventando così potente e pervasiva che domani potrebbe essere in grado di asservire il senso alle sue esigenze. Anzi, forse il cammino verso un 'pensiero unico automatico' è già iniziato, e noi non ce ne siamo accorti.