Facebook paranoia

C’è una legge di proporzionalità diretta che lega i fenomeni sociali in rete alle ansie che essi generano. E quando un social network assume le dimensioni di facebook è inevitabile che si giunga alla formulazione di vere e proprie "tesi del complotto". Nel post di Andrea Bajani queste si accompagnano perfino all’evocazione delle funeste visioni di Foucault:

«indurre nel detenuto uno stato cosciente di visibilità che assicura il funzionamento automatico del potere perché l’essenziale è che egli sappia di essere osservato»

dove il "detenuto" sarebbe un imbranato che non riesce a cancellare la sua utenza (per la cronaca: andare su ‘Impostazioni’ e fare click su ‘Disattiva account’).

Bisogna dirlo: per la privacy, facebook non è il massimo. Se volete avere amanti, se cospirate contro le Istituzioni, se preparate un colpo in banca, non fatelo su facebook, e se proprio volete farlo, badate a configurare bene il vostro account. Ma se tutto quello che si può venire a sapere di voi sono i vostri libri preferiti, le vostre innocenti tendenze politiche (io, se vi interessa, sono ‘liberal’) o i vostri insulsi classmates, allora perché no? Perché poi vi arrivano le pubblicità ‘mirate’? Credo che solo in Italia qualcuno si scandalizzi per questo. Io, se mi deve arrivare la pubblicità di un libro, preferisco che sia quella di un libro che mi interessa.