Mia figlia grande è in prima media. Mi hanno detto questo è l’inizio della fine, ma, come diceva quello che precipitava da un grattacielo, finora va tutto bene. Certo però che lo tsunami di libri di testo che ti si abbatte addosso in prima media è davvero impressionante. Io non ricordo nulla di simile ai miei tempi, e se la Gelmini vuole davvero ripristinare la scuola degli anni miei, forse potrebbe partire dalla qualità e quantità dei libri e non dalla riduzione del personale docente.
I libri delle medie che ho dovuto comprare fanno mediamente schifo, gratis sulla wikipedia c’è di molto meglio. Ma ce n’è uno che si distingue per la sua nefandezza: il libro di informatica. Non dico che mi aspettavo una spiegazione della macchina di Turing, ma almeno potevano sforzarsi di far capire ai ragazzi cos’è un sistema automatico. Invece, il libro è in sostanza una versione rimaneggiata dei manuali di Microsoft Office, con tanto di nomi e cognomi dei singoli programmi: Word, Excel, etc. Roba fatta fare a qualche ragazzino complessato e messa in vendita a caro prezzo per il popolo bue.
Sono in fila col popolo bue per comprare questa robaccia. Spenderemo 2-300 euro a testa. In fila si mugugna. Perché? Perché la gente è stufa di essere presa per i fondelli? No. Si mugugna perché qualcuno informa che il Comune di Roma offre buoni acquisto per libri scolastici ai rumeni. La balla probabilmente è stata messa in giro ai tempi di Veltroni, ma forse il normotipo che abita la Capitale è un po’ tardo di comprendonio, e su tutto prevale il suo istinto razzista. Il più normale ad un certo punto confessa che lui, alla ditta, i rumeni li impiega, in nero, naturalmente.
Potrebbe un buon libro scolastico insegnare alle persone come usare un minimo di ragionamento per capire meglio certi nessi fondamentali che legano le cose? Forse sì, ma nessuno, e dico nessuno, ci vede un business.