Tra XII e XIII sec., la Chiesa conobbe, con Abelardo e Pietro Ispano, una fase ‘logicista’ nella quale si teorizzò che la Ragione dovesse fondare la Fede, e non viceversa come diceva Anselmo e come poi fu.
Oggi più che mai ci appare chiaro che, almeno dalle parti nostre, la Ragione non fonda alcunché. E questo a dispetto della ‘cultura secolarizzata’ e dei progressi scientifici e tecnologici. A mio avviso, questo non si deve ai noti limiti ‘goedeliani’ della logica, per i quali essa non tiene tutto il campo del dicibile. Si deve piuttosto al fatto che la coscienza umana precede il mondo, come insegnano gli esistenzialisti, e dunque non si adegua ad esso, ma piuttosto lo costruisce attorno ai suoi desideri, alle sue ineliminabili contraddizioni, nonché ai suoi fantasmi più angosciosi.
E’ la giornata della memoria. Ricordiamo milioni di esseri umani torturati e uccisi in nome della grottesca fede nella superiorità di una cosa che nemmeno esiste, e cioè della cosiddetta ‘razza ariana’. Fede costruita da un pazzo e creduta ciecamente da milioni di persone, solo sessant’anni fa. Fede assai particolare che non ha nulla a che fare con la fede in generale, e men che meno con quella cristiana, beneinteso.
Ma teniamo presente, oggi, che la coscienza può farci credere qualsiasi cosa, e che i fantasmi possono sempre tornare.